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Bracconaggio, alloctoni e cormorani. Il male peggiore nei i nostri fiumi

Bracconaggio, alloctoni e cormorani. Il male peggiore nei i nostri fiumi

Bracconaggio, cormorani e alloctoni: tre questioni aperte che interessano, negativamente, i nostri fiumi.
Ne abbiamo parlato con Luigi Soriani, presidente della Fipsas regionale Marche.
Una vera emergenza è il bracconaggio ittico nelle acque interne. “Un problema enorme che riguarda in particolare fiumi e laghi in zone costiere saccheggiati da pescatori di frodo.
Carpe, cavedani, pesci magari di non particolare valore che vengono catturati con storditori elettrici e reti proibite distruggendo l’ecosistema. Questi pesci vengono poi immessi in particolare nei mercati dei paesi dell’est europeo ma anche in Italia”.
Come si combatte il bracconaggio? “A livello di Federazione nazionale è stato costituito un nucleo anti-bracconaggio. Ma il problema non è facile da sconfiggere in quanto i trasgressori sono per lo più stranieri che restano in Italia per periodi limitati, o risultano nullatenenti”.
Altro elemento che fa penare i nostri fiumi sembra essere la presenza del cormorano. Sono predatori generalisti, per loro una specie ittica vale l’altra e privilegiano quelle più abbondanti e facili da catturare. “Detto che si tratta di una specie protetta da una direttiva europea – argomenta Soriani – il problema nasce dal fatto che il cormorano da animale di passaggio è diventato stanziale. Ogni esemplare è capace di mangiare 4/5 etti di pesce al giorno. In gergo si avvalgono di sentinelle che sondano il fiume o il lago, quindi richiamano il branco e fanno autentiche stragi. Anche questo è un problema difficile da risolvere.
Stiamo battendo i pugni sul tavolo della Regione Marche e di Ispra, organo scientifico del Ministero dell’Ambiente. In particolare chiediamo come primo passo di fare un censimento della specie e andare di conseguenza, come accade già in altre regioni del nord, ovvero con una percentuale di selezione. Per ora, purtroppo, nonostante le nostre battaglie, tutto tace”. Terzo fattore che fa storcere il naso al mondo della pesca riguarda le specie alloctone.
Anche su questo aspetto è chiaro il pensiero del presidente Soriani: “C’è un progetto della Regione Marche che ha stanziato ca. 350mila euro per la reintroduzione nei nostri fiumi della cosiddetta trota mediterranea con l’istituzione da quest’anno di zone di protezione.
Un progetto che ha suscitato perplessità circa la reale presenza in tempi passati di questa specie nei nostri corsi d’acqua e che partirà quando sarà ripristinato il centro di itticoltura di Cantiano danneggiato dall’alluvione. Ma il problema è la conseguenza.
Ci hanno stoppato ormai da qualche anno la possibilità, come accadeva in passato, di immettere la trota fario atlantica consentendoci solo di rilasciare nei fiumi trote iridee sterili (che non si ibridano). Tutto nella finalità di salvaguardare il progetto della trota mediterranea. Morale della favola: reperire trote iridee sterili è quasi impossibile o a prezzi folli, le semine delle fario atlantiche nonostante la legge (milleproroghe e carta ittica regionale) lo permetta non vengono autorizzate dagli uffici regionali.
Che cosa si può pescare? Restiamo in attesa che il nucleo di valutazione nazionale sugli alloctoni recentemente riattivato con il decreto milleproroghe, emetta la sua sentenza entro settembre 2024 sperando che la trota fario atlantica possa essere considerata para-autoctona in modo di poterla rilasciare nei fiumi, Il tavolo è aperto e aspettiamo risposte. Stando così la situazione, la pesca diventa impossibile”.

Guido Giovagnoli – Non solo Flaminia